Chirurgia protesica, di cosa si tratta?
Molti sono i casi in cui è necessario ricorrere all’utilizzo delle protesi.
Per quanto riguarda il campo ortopedico questi rappresentano degli ausili utili per sostituire parzialmente, o completamente, parte dello scheletro (anca, ginocchio, un arto ecc..) al fine di ricostruire al meglio l’immagine corporea, far si che il risultato sia anche positivo in termini di guadagno di funzionalità e di ridurre il dolore localizzato.
Vengono suddivise in due grandi categorie: le endoprotesi (quando sono utilizzate all’interno dell’organismo) oppure le esoprotesi (quando il loro uso è destinato all’esterno).
Secondo una statistica dopo un tempo pari a quindici anni dal loro impianto quasi la totalità delle protesi (95 su 100) risultano essere ancora ben funzionanti.
Nella minoranza dei casi potrebbe rendersi necessario un ulteriore intervento per revisionare o sostituire le protesi (in toto oppure solamente in una delle loro componenti).
Le cause che vedono necessario un intervento di chirurgia protesica sono molte e dovute a differenti fattori come: un trauma, alcune patologie (artrosi, malattie reumatiche ecc..) o problemi congeniti.
Un esempio di questa tipologia d’intervento molto conosciuta è quella che interessa l’anca che ha lo scopo, quando la fisioterapia ed i farmaci non sono sufficienti, di ridurre il dolore e permettere al paziente di poter compiere in libertà i normali gesti quotidiani.
In questi casi il paziente che si dovrà sottoporre all’operazione di norma viene ricoverato il giorno prima in modo di poter svolgere i normali esami pre-operatori e la visita anestesiologica.
La durata dell’intervento è di circa due ore e può essere svolto in anestesia locale oppure generale.
L’operazione consiste nel rimuovere la testa del femore interessata e sostituirla con una protesi, procedimento che generalmente non supera l’ora di lavoro.
Nell’arco delle ventiquattro ore successive, con l’appoggio di un fisioterapista sarà possibile cominciare con della ginnastica a letto; il giorno successivo il paziente potrà già alzarsi in piedi grazie all’aiuto delle stampelle.
Le dimissioni generalmente avvengono dopo circa una settimana ma è necessario proseguire con la fisioterapia in modo di riprendere a camminare nel modo corretto.
La ripresa normale di attività come lo sport (come le passeggiate o il tennis) è stimato in un tempo che varia dai tre ad i sei mesi.
Un altro caso in cui la chirurgia protesica può ritenersi essenziale è quello che vede danneggiata la cartilagine che interessa il ginocchio (che può essere stata danneggiata da un infortunio oppure può essere semplicemente usurata).
In questa circostanza il paziente pensa all’intervento a causa del dolore e del ridotto stato di mobilità che non vengono più contenuti dall’uso di farmaci e dalla fisioterapia.
La tipologia d’intervento dipende da molte variabili tra cui le principali sono l’età e lo stato generale di salute.
Le protesi per il ginocchio sono formate da tre componenti: la femorale (metallica), la tibiale (sempre metallica) e quella intermedia (diversamente dalle precedenti è costruita in materiale plastico). Come
nel caso precedente il paziente dovrà recarsi in ospedale il giorno prima per svolgere i vari controlli; l’operazione (che può essere in anestesia totale oppure locale) dura all’incirca un paio d’ore.
Per prima cosa viene praticata un incisione di circa quindici centimetri sulla parte anteriore del ginocchio e vengono preparate le estremità di femore e tibia in modo che la protesi possa essere alloggiata al meglio.
Sempre più apprezzata, in questa tipologia di pratiche, è la navigazione computer assistita che permette al medico di andare a minimizzare eventuali errori umani.
Già dal giorno seguente è possibile cominciare a seguire il programma di riabilitazione ideato dal fisioterapista caricando anche il ginocchio.
Il paziente verrà dimesso, in media, dopo una settimana di ricovero.
Dopo gli interventi in ambito di chirurgia protesica il soggetto deve seguire, anche a domicilio, la fisioterapia (in questo caso il recupero sarà migliore).
Il lavoro può essere ripreso in un tempo variabile da uno a tre mesi a seconda della tipologia dell’attività lavorativa (ovviamente dipende dalla tipologia di lavoro svolto, se è sedentario sarà possibile riprendere in tempi più celeri).
Sarà opportuno, a cadenza regolare, sottoporsi a controlli periodici, in modo che il medico possa accertarsi che le protesi siano ancora in ottimo stato e che tutto proceda per il meglio.